Svizzero di nascita (Basilea, 23 Marzo 1893), nel Paese d’origine compì gli studi laureandosi in Scienze Fisiche e Chimiche. Dopo il dottorato e un periodo di specializzazione in Europa presso i maggiori petrografi e mineralogisti dell’epoca, Rittmann viene assunto a Napoli dall’Istituto Friedlander. In questo periodo (1926-1934) avrà modo di studiare attentamente il Vesuvio, i Campi Flegrei e Ischia, proponendo nuove ipotesi e originali interpretazioni che lo consacreranno a brillante studioso. Ritornato in Svizzera per qualche anno, insegnerà negli anni ’40 per poi trasferirsi in Italia una seconda volta per compiere studi di geologia applicata; questi saranno seguiti da un periodo egiziano negli anni ’50, nel quale riprenderà l’insegnamento universitario. Presidente dell’Associazione Internazionale di Vulcanologia per tre mandati consecutivi (1954-1963), ritorna in Italia nel 1958, rimanendovi fino alla morte (19 Settembre 1980). La sede prescelta per la terza sosta in Italia sarà Catania, ai piedi dell’Etna, dove sarà professore di Vulcanologia e direttore dell’Istituto Vulcanologico universitario. Fin dal 1960 riuscirà a costruire, grazie all’aiuto di colleghi e allievi – spiccano i nomi di H. Tazieff e G. Marinelli - un Istituto Vulcanologico di rilevanza internazionale che ancora oggi è uno dei più importanti al mondo. Gli sono attribuite 180 pubblicazioni, una decina di esse sono ampie monografie di notevole importanza.Ricerche e teorie Rittmann è considerato il padre della vulcanologia contemporanea novecentesca. La sua novità teorica consiste nell’impostare interdisciplinarmente la suddetta disciplina: lo studio dei magmi (magmatologia), dei movimenti della crosta terrestre (tettonica) e dell’attività vulcanica (vulcanologia stricto sensu) costituirà la nuova impostazione vulcanologica presente dagli anni ’30 fino ad oggi. La disciplina di maggiore rilievo è la magmatologia alla quale conferisce una nuova configurazione con il bimodalismo dei magmi. Il vulcanismo è visto come un processo di degassamento dell’intero Pianeta iniziato in età pregeologica: la Terra si sarebbe sviluppata da un’iniziale massa composta da gas solare (ipotesi di Kuhn-Rittmann, 1941). Anche nel campo della mineralogia e della petrografia porterà avanti degli studi innovativi (Norma Rittmann, 1973), così come sarà consulente e maestro nella geologia applicata interessandosi di questioni relative allo sfruttamento dell’energia geotermica in Italia. L’aspetto più rilevante della sua produzione risiede nella sua teoria orogenetica, articolata in 4 fasi e riunente gli aspetti vulcanologici da lui elaborati assieme a quelli geodinamici in tumultuoso sviluppo nella parte centrale del ‘900. Inoltre, la filosofia della scienza ha un posto nei suoi testi con l’utilizzo del metodo delle ipotesi di lavoro multiple (Chamberlin, 1890) teorizzato dal geologo americano T. C. Chamberlin. Nelle principali opere di Rittmann (le molte edizioni e traduzioni del suo testo guida Vulkane und ihre Tätigkeit) è presente anche l’elaborazione della Legge fondamentale, un principio filosofico-scientifico che Rittmann pone come esplicazione di tutti i fenomeni geologici: ogni azione tende verso il ristabilimento di un equilibrio precedentemente disturbato da altre azioni.
A cura di Daniele Musumeci, UniCt